Floredana De Felicibus
Insegnante di scuola elementare, Floredana De Felicibus è nata e risiede ad Atri (TE), dove svolge la sua professione. Ha pubblicato nel mese di marzo 2010 il suo primo libro “I confini dell’ombra”, una raccolta poetica che segue il filo di ricordi ed emozioni, sogni e disincanti, fotogrammi di vita vissuta in cui l’autrice spesso attraverso un gioco di metafore continuate, indaga sui significati reconditi dell’esistenza umana senza indugiare alla disperazione ma rintracciando nell’esperienza della quotidianità un motivo di speranza e di felicità. E’ attratta dalla natura, dove spesso trae ispirazione in un andirivieni tra il suo vissuto interiore con quello esteriore. Di recente ha iniziato a scrivere poesie e racconti brevi e a partecipare a concorsi letterari riscuotendo costanti e lusinghieri riconoscimenti. Alcune sue liriche sono state inserite in volumi antologici, ed altri suoi testi compaiono in antologie e riviste di premi letterari, nelle cui competizioni si è spesso classificata al primo posto (Bussolengo, Adria, Val d’Arno, Teramo, Minturno, Chieti, Pistoia, Cosenza, Senigallia, Melegnano, ecc…) o nella terna di eccellenza, moltissime le segnalazioni e le menzioni d’onore. ha vinto il prestigioso premio Internazionale Jacques Prévert 2010, Moltissime le segnalazioni e le menzioni d’onore.
IL CORSO DELLE COSE
E se potessero gli anni risalire il corso delle cose
sino alla sorgente, sarebbero l’urlo del silenzio,
il tempo in movimento
catturato nel suo scorrere, nel suo presente.
– Ricordi?
Sarebbero le acque burrascose di tempesta,
le Torc Waterfall.
La pelle accecante della roccia e i verdi specchi d’acqua
dove è difficile distinguere, d’ogni goccia,
l’inizio e la sua fine, dove arresta e riprende a scorrere la realtà.
Liberi tornano a rivivere i ricordi, dalla loro fonte,
dai respiri incatenati così pieni e fondi
e torniamo a contemplare i segreti d’elfi immacolati
lo scorrere di quel mondo magico,
di quando eravamo waterfall incontrastati!
-Ricordi?
La foga, la pace e poi la noia del presente, il frusciare del silenzio
di quel verde-ruggine stagnante rapito dal vento ….
Se potessero gli anni risalire il corso delle cose
rivedrei scorrere turbolenti i pensieri sui tuoi pensieri
ed i miraggi sospesi tra spiragli di muschi e di licheni.
Immagini non più vere.
Sorsi che tornano ancora a raccontare
i dubbi e le nostre ansie,
la forza di fotogrammi,
di roccia, la voce millenaria.
Lungo i bordi increspati dei nostri anni
domati ora dalla quiete di questo lago di Killarney.
-Ricordi?
Ora siamo gocce stanche appagate dalla foga del tempo
percorriamo ancora assieme, silenti, il corso del vento,
i tuoi respiri coi miei a tracciare cicli di memorie
di geometrie di giorni che ancora scorrono,
d’acque che decantano l’incuria della nostra storia.
-Ricordi?
OH, FONTANELLA SOLITARIA!
Ricordo l’allegria in fondo a un bivio
la spensieratezza, la quiete del mattino
una fontanella al centro gorgogliare,
alle corse spensierate a tratti borbottare.
Vigorosa intonava cantilene alle finestre
ritornelli di fremiti, echi di promesse,
carezze solitarie tra oleandri e rosa spina
a mute solitudini sedute sulle panchine.
Ricordo ancora l’opale rivolo di luna
il guizzo complice di fantasie d’amore,
mormorii di fiabe e palpiti nel cuore,
tintinnii sordi di malinconie ed illusioni.
Solo e sconsolato un vecchio merlo
parea richiamar con fischio la fontanella
quando, assorta ai fiotti dei singhiozzi
consolava scrosci di pianto e di sconforto.
Il rivolo ascoltava il languido lamento
e chiamava a se il riflesso di una stella
spillando piano carezze di sorrisi
tra bisbigli di foglie e dolci margherite.
Oh, fontanella triste solitaria,
che m’accompagnasti quando
a mille rincorrevo le speranze!
Parlami ancora, ti prego per un istante
per risentire i soavi palpiti nell’aria …
Più non zampilli allegrezze canterine
più non scrosci solitarie compagnie,
abbandonata in fondo a un crocevia,
tu stilli ora solo lacrime furtive.