Carla Sautto Malfatto
Carla Sautto Malfatto (Ferrara, 1954) poetessa, scrittrice, pittrice, vive e lavora a Denore (Ferrara). Ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti per la poesia, la narrativa, la pittura e la grafica in Concorsi Nazionali ed Internazionali, tra cui la Targa d’Argento della Presidenza della Camera dei Deputati per la Poesia e la Medaglia del Senato della Repubblica per la Narrativa.
Collabora con varie riviste di cultura tra cui “Il Saggio” (del Centro Culturale Studi Storici di Eboli- Salerno) e “l’Ippogrifo” (dell’Associazione Gruppo Scrittori Ferraresi- Ferrara) con poesie, racconti, riproduzioni di opere artistiche. Suoi articoli d’attualità e ricerca sono pubblicati ogni mese su “Il Saggio”. Membro di giuria in concorsi letterari ed artistici, è inserita in prestigiose antologie. Apprezzata per il suo tipico “surrealismo-simbolismo” come per il “reale personalizzato e comparato”, così definiti dal critico Antonio Caggiano, le sue opere artistiche fanno parte di collezioni pubbliche e private e sono riprodotte su copertine di antologie e libri. www.carlasautto.webnode.it
SOLO UN’ALTRA SPINA
Perché piccole spine non fanno male
ma troppe sono tortura di ginepraio
affogo gli strilli della mente alla radio,
allenandomi a squarciagola nel tessuto pensiero
all’illusione che non l’appanna.
Sono fiume nero, sponde flagellate
per argini non elastici di robinie
che si arrogano proterve di rami acuti
e nutrie appena celate dove stagna
l’ombra umida in agguato.
Tentare,
tentare sempre l’approdo al mare
nello sfogo consolidato e retto
di questo acciaio sobbollente
alla rara motonave che lo fende
in short bianchi ed occhiali da diva,
sussurro di ondine a schiaffeggiare il silenzio
del salice che pesca la chioma,
a frantumarne lo specchio…
Mi lascio sola,
tra conchiglie che non rombano burrasca
(le hai mai viste, il palmo a strati,
brutte ed antiche, come l’acqua che le fessura,
in fondo, sempre la stessa che ritorna?)
Se fosse per me, per te, tutto procederebbe
secondo cartelli inamovibili…
poi la piena viene
per sovrasforzo alla vita
e macerie di altri in aggiunta
e lo stupore allocco s’accende in offesa,
quasi fosse mattana imprevedibile…
Ma ancora non è tempo, solo un’altra spina…
SPONDA DI FIUME
Su questa sponda ho sfatto quattro ossa di pensieri
intessendole dell’erba rada del pescatore,
e nella mota fradicia d’ombra piovuta dai salici
ho guardato lì, dove l’umore s’increspa ipnotico
nel brivido scostante che non ha risposta.
Ieri sera erano passi lunghi al tuo fianco,
“sei triste”, mi dicevi ed io non avevo alcunché
da recriminare al mondo e alla mia sorte,
se non quell’urlo di occhi grandi tra le lenzuola
ad avvolgere le membra stropicciate di un amico
privato, senza suo consenso, di un diritto di speranza.
Erano quelle, le lacrime mie mute alla foce
lo sciabordio del mio passo e la chiusa sempre aperta
sull’indifferenza fatta a scudo che devo vestire
per un passo dopo l’altro, mentre lui sfuma.
Ora sono qui, a parlare con questa vita liquida
nell’acquasantiera drenante al mare
perché mi strappi l’alga cresciuta selvaggia
ad otturare i pori della mia casa silente
e mi denudi roccia al riposo della lucertola
nel meriggio infuocato che tutto deserta.
Forse così avrò parole nuove al ritorno
da snocciolargli in bocca, a goccia a goccia;
forse così, riuscirò ad illuderlo ancora
mentre anch’io m’illudo al percorso indelebile
di un’acqua che sempre va e si rinnova
e sfugge al morso acquattato della nutria.